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Presentazioni
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Dall’inizio del percorso universitario alla “chiamata” del FITU
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Roberta Gandolfi (RG) chiede a Andrea Calzolari (AC) di parlare liberamente della sua esperienza presso il Festival internazionale del teatro universitario (FITU) di Parma.
AC inizia a raccontare la sa esperienza in quanto studente universitario a Bologna, allievo di Luciano Anceschi, contattato, alla metà degli anni Sessanta, dal direttore del FITU Oddone Pattini per collaborare con l’Ufficio stampa del Festival, stringendo presto una solida amicizia col direttore stesso e anche con Chiara Valentini. Con loro dà vita alla rivista «Teatro Festival» e scrive un primissimo articolo consacrato al teatro di Edoardo Sanguineti, che sarà molto più tardi utilizzato dalla librettista e storica della musica Giovanna Gronda per le sue ricerche. In veste di direttore e di redattore della rivista collabora anche con Roberto Campari per uno studio su Antonin Artaud e il cinema.
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Rapporti politici e finanziamenti per far crescere il FITU
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Grazie ai rapporti di Pattini con i dirigenti del Partito socialista il gruppo dirigente del festival ottiene finanziamenti che consentono anche l’organizzazione di importanti eventi culturali. L’organizzazione del grande convegno su Artaud nel 1966, al quale partecipò anche Jacques Derrida, è esemplificativo dell’ambizione degli animatori del FITU. Del resto, scambiando con Tommaso Zaccheo (TZ), emerge anche l’importanza del finanziamento ottenuto grazie al Ministro del Turismo e dello Spettacolo Achille Corona, deputato del Partito socialista.
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Il convegno internazionale su Antonin Artaud
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Grazie a questo sostegno ministeriale, al convegno su Artaud possono partecipare, oltre Derrida, anche il regista Charles Marowitz, Claudio Rugafiori, lo studioso Jean Duvignaud e l’esponente del surrealismo Alain Jouffroy. Con quest’ultimo intellettuale Calzolari ha un acceso scambio a proposito dell’uso delle droghe, difeso da Jouffroy e criticato da Calzolari.
Lo scambio si sposta, in seguite, sulla genesi e sull’organizzazione del convegno, a partire da un viaggio di Pattini a Parigi nel corso del quale il direttore del Festival incontra Paule Thévenin: è lei ad indicare le personalità francesi da contattare per parlare in modo pertinente di Artaud.
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L’importanza del contributo di Derrida, la qualità degli atti del convegno e il valore globale del convegno
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RG chiede se il contributo di Derrida al convegno su Artaud nacque ad hoc per il convegno o era già stato pensato come testo da pubblicare per la prima edizione italiana de Il Teatro e il suo doppio.
AC conferma che fu ideato come contributo per il convegno del FITU, e proprio in quell’occasione il collaboratore di Einaudi Rugafiori entrò in contatto col filosofo francese. Il contributo di Derrida è per AC il più interessante, mentre di Marowitz o del regista italiano Piero Panza, l’intervistato ricorda piuttosto i lavori artistici. Il convegno ha contribuito a chiarire le idee sull’opera di Artaud, soprattutto rispetto alla nozione e alla pratica del teatro della crudeltà, e fu comunque molto seguito dal pubblico, come avveniva per tutti gli eventi organizzati dal festival di questi anni.
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00:21:40
Verso la fine del festival dopo il 1968 e negli anni della lunga contestazione
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Per l’intervistato, la fine del festival arriverebbe, per usare la formula della storica parmense Margherita Becchetti, perché si era arrivati a far primeggiare la politica rispetto al teatro. Sul piano locale, questo cambio di clima ha prodotto una rottura tra il CUT e il FITU, che tra la metà e fine degli anni Sessanta erano, al contrario, strettamente legati. Luigi “Gigi” Dall’Aglio, per esempio, è stato un esponente del CUT e del FITU che in quegli ha rivendicato la priorità dell’impegno politico rispetto a quello teatrale, malgrado il valoro del suo lavoro artistico e culturale.
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00:24:08
La perdita di interessa per il teatro |
Sollecitato da RG, Calzolari spiega che l’interesse per il teatro è, per lui, legato sostanzialmente al lavoro di Alberto e Luigi Gozzi, poi consacrando un lavoro originale di ricerca e di approfondimento dell’opera di Denis Diderot e di storia dell’illuminismo, pubblicando molti articoli, una monografia e traducendo Il nipote di Rameau per Franco Maria Ricci.
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00:26:50
Nel 1968 il convegno su Genet
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Verifica per stabilire l’anno esatto del convegno su Jean Genet. Andrea Calzolari, nel 1968, non ha partecipato all’organizzazione di questo convegno, che avviene negli anni in cui il FITU è diretto da Alberto Rusconi. | |
00:28:58
Le ragioni del coinvolgimento di Calzolari nel FITU
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RG chiede all’intervistato di spiegare perché fu chiamato a far parte del direttivo del FITU.
Calzolari spiega che è Oddone Pattini a contattarlo, probabilmente su indicazione del comune amico Emanuele “Lele” Pirella, importante pubblicista e direttore del mensile universitario «Il Landò». |
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00:30:10 I ricordi come spettatore del FITU |
Calzolari era un frequentatore del FITU ben prima del suo coinvolgimento nel suo gruppo dirigente. Il festival era infatti uno dei più interessanti e dei rari eventi culturali organizzati a Parma in quegli anni. Un evento che, in più, riusciva a mischiare il serio con il faceto, segnato tanto dallo sperimentalismo quanto dalla goliardia, con troupes del peso del Groupe de Théâtre Antique de la Sorbonne – con la quale anche Roland Barthes aveva collaborato – che furono ospiti fissi del festival per alcuni anni. AC sottolinea che anche lo storico del teatro Cesare Molinari ha frequentato il FITU dopo il 1968, così come la critica teatrale Valeria Ottolenghi.
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00:38:12
L’importanza dei legami amicali per l’esperienza del FITU e la successiva collaborazione teatrale coi fratelli Gozzi.
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AC spiega come, per lui, il FITU non diventi mai un’esperienza professionale ma resta piuttosto un’impresa realizzata tra amici, come testimoniato dai legami tra Calzolari, Pattini e Valentini. Lo stesso discorso vale, più tardi, per il rapporto con Alberto e Luigi Gozzi, fondatori del Teatro delle Moline, con i quali Calzolari ha partecipato soprattutto per la realizzazione di una versione de L’anitra selvatica di Ibsen. | |
00:42:31
I rapporti con i membri del CUT e il ricordo dell’ Ubu Re e di Jerkovic |
RG chiede all’intervistato di spiegare i suoi rapporti coi membri del CUT. AC spiega che questi erano piuttosto buoni e che egli apprezzava quasi sempre i lavori della troupe che, in seno al CUT e al FITU negli anni Settanta, poi fonderà la compagnia del Collettivo. Tra i vari spettacoli, ricordo vivido della creazione dell’Ubu Re di Alfred Jarry (1965) messo in scena da Bogdan Jerkovic, un regista importante e capace: la qualità dei lavori di questi gruppi assumevano grande valore nel momento in cui professionisti davvero capaci dirigevano gli spettacoli.
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00:46:19
Un ricordo di Giorgio Belledi
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TZ chiede a AC se si ricorda degli spettacoli messi in scena da Giorgio Belledi. Il suo lavoro, dice AC, era buono e utile per formare giovani attori o scoprire testi drammatici di valore ma di poca qualità registica. Comunque Belledi in seno al CUT dopo il 1968 preferì il teatro piuttosto che la politica e questo lo allontanò dal gruppo che sarà maggioritario nel CUT degli anni Settanta. La sua posizione era condivisa anche dall’attore Giancarlo Ilari. |
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00:51:02
Charles Marowitz al FITU
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RG chiede a AC di parlare di uno spettacolo che lo ha particolarmente colpito.
L’intervistato conserva un ottimo ricordo della versione dell’Amleto messo in scena da Marowitz nel 1966 con l’Experimental Group in-Stage di Londra e anche di una sua versione del Woyzeck, creata qualche anno dopo.
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00:55:11
Funzionamento delle codiffusioni |
AC spiega che per far venire grandi spettacoli e troupes importanti dall’estero, il FITU chiedeva a realtà teatrali più grandi di sostenere queste tournées costruendo quasi delle codiffusioni. Nel caso dell’Amleto di Marowitz, ad esempio, la tournée di questo gruppo in Italia fu resa possibile grazie al sostegno del Teatro stabile dell’Aquila.
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00:55:40
Il passaggio al FITU del Living Theatre e di Peter Brook
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Calzolari ricorda la creazione dell’Antigone del Living Theatre presentata nel 1967, avendo anche memoria certa della partecipazione di Peter Brook, come spettatore e come studioso, ad una edizione del FITU, forse nel 1966 oppure nel 1967. | |
00:59:00
Il FITU nel panorama degli anni Sessanta anche tramite la rivista «Teatro festival»
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AC spiega che in quegli anni l’ambizione del FITU era quella di dialogare direttamente con intellettuali di primo piano di tutta Europa e anche di far valere la voce del gruppo parmense rispetto al dibattito teorico e politico del tempo. Non a caso, infatti, nei numeri 2 e 3 di «Teatro Festival» si prende direttamente posizione rispetto al manifesto preparatorio (ottobre 1966) al Convegno di Ivrea, che avrà luogo dal 10 al 12 giugno 1967. Quell’editoriale, che dialoga con le posizioni che saranno discusse ad Ivrea, era stato scritto dallo stesso Calzolari. | |
01:01:14
Jean-Jacques Lebel al FITU
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Ricordo di Jean-Jacques Lebel e del suo happening nel marzo 1968 | |
01:01:48
Ricordi dei festival di Nancy e di Zagabria
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A partire da una domanda di TZ, AC precisa che il festival universitario (poi festival mondiale del teatro) di Nancy e il festival internazionale del teatro studentesco di Zagabria erano i punti di riferimento per il teatro universitario e sperimentale in Europa. Il FITU era molto legato ad entrambe queste importanti manifestazioni che i membri direttivi del festival parmense frequentavano regolarmente. | |
01:03:26
Il FITU come voce riconosciuta nei dibattiti di quegli anni, in particolare quelli su un teatro sperimentale e politico. |
Su sollecitazione di RG, la riflessione si concentra sull’importanza del FITU in quegli anni, anche in forza dell’inserimento del CUT in una rete teatrale universitaria europea. Se l’intervistato era molto legato al regista Luca Gozzi, i membri del FITU erano invitati a prendere la parola in dibattiti di ampio respiro, al Convegno di Ivrea Giuseppe Bartolucci chiede a Pattini, Calzolari e Valentini di intervenire, ma loro declinano l’invito pur assistendo al dibattito. D’altro canto è proprio dal lavoro svolto in questi anni che nascerà un gruppo importante come La Compagnia del Collettivo. | |
01:05:52
Il lavoro editoriale su «Teatro Festival» |
Riflessione sul valore editoriale per una rivista come «Teatro Festival». | |
01:07:13 | Considerazioni finali e saluti |
- ICBSA, Via Caetani 32, 00186, Roma
- Museo Biblioteca dell’Attore, Via del Seminario 10, 16121, Genova
- Dipartimento Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali, Università degli Studi di Parma
Tutti i materiali audio presenti nel portale di Patrimonio orale sono proprietà esclusiva di Ormete e dell’intervistato.
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Citation
Intervista a Calzolari Andrea, di Gandolfi Roberta e Zaccheo Tommaso Parma, il 27/06/2024, Progetto “Il teatro dei festival tra locale e globale (PRIN 2022)”, Collezione Ormete (ORMT-13d),
consultata in URL:< https://patrimoniorale.ormete.net/interview/intervista-a-calzolari-andrea/ >, (data di accesso).
Relation: Bibliography:- Becchetti Margherita, Il teatro del conflitto. La compagnia del Collettivo nella stagione dei movimenti. 1969-1976, Odradek Roma, 2003.
- Becchetti Margherita, . et alii, Parma dentro la rivolta. Tradizione e radicalità nelle lotte sociali e politiche di una città dell’Emilia “rossa”. 1968/1969, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2000.
- Calzolari Andrea, Il teatro della teoria. Materialismo e letteratura in Diderot, Parma, Pratiche editrice, 1977.
- Calzolari Andrea, Diderot e la satira, in “Il Verri”, n° 5, 1977, pp. 124-146.
- Gandolfi Roberta, Le riviste dei teatri universitari in Italia negli anni Sessanta: la cometa di «Teatro Festival», in M.I. Biggi, M. Consolini, S. Lucet, R. Piana, A. Rykner, M. Zannoni, Il teatro delle riviste (1870-2000). I periodici come strumenti e oggetti della storiografia teatrale, Bari, Edizioni di Pagina, 2024.
- “Teatro Festival. Rivista di teatro sperimentale in Italia”, 1966, n.1.
- “Teatro Festival. Rivista di teatro sperimentale in Italia”, 1967, n. 2/3.
- “Teatro Festival. Rivista di teatro sperimentale in Italia”, 1967, n.4.