00:00:00 – 00:01:24 Preliminari. | Saluti e dichiarazione iniziale da parte degli intervistatori. |
00:01:25 – 00:13:47 Da dove iniziare: conoscere gli studi e il percorso di Gianluca Sbicca. (00:09:18 – 00:11:26 Registrazione sospesa a causa di problemi tecnici) | AM. Quali le coordinate del suo percorso: scenografia, moda, costume per il teatro.
GS. Affascinato dal mondo dell’arte sin dall’età giovanile, studia scenografia all’Accademia di Brera (Milano). L’ambiente dell’università: capacità di mettere in connessione le persone. La moda che guarda al teatro: grazie a contatti universitari si avvicina, assieme a Simone Valsecchi, al mondo della moda prima con Gianfranco Ferré (allestimento scenico delle sfilate); a fianco di Jean-Paul Gautier come aiuto sartoria per un balletto al Maggio Musicale Fiorentino; qui lavora come assistente per Maria Carla Ricotti, costumista teatrale, che successivamente lo chiama per Macbeth, regia di Angelo Longoni al Piccolo Teatro di Milano, con attori Chiara Muti e Raoul Bova). Successivamente è assistente di Jacques Reynaud (costumista storico di Bob Wilson) per i costumi di Lolita, regia di Luca Ronconi. Ancora studente, “test d’ingresso”, collabora con Luca Ronconi per Phoenix con Galatea Ranzi e Massimo De Francovich, ancora con i costumi di Ferrè. Il passo successivo, con Il Candelaio, per il quale Ronconi chiede che siano Sbicca e Valsecchi a firmare i costumi. |
00:13:49 – 00:19:26 Gianluca Sbicca, Luca Ronconi e il teatro: un incontro nato per caso. | GS. “Solo un pazzo come Ronconi poteva prendere due ragazzi di 26 anni e farli firmare uno spettacolo”. Collaborazione durata quindici anni. Ronconi amava lavorare con persone giovani, non solo con figure professionali. La formazione di un gusto e modo di lavorare a partire dall’esperienza con Ronconi, definito un regalo. Nulla di teorico: il palcoscenico la sua scuola. Ritmi intensi, collaborazione assidua: cinque spettacoli a stagione. Mai completati gli studi perché troppo preso dal lavoro. Una sfida: Ronconi coraggioso per la possibilità di formare il gusto; in Sbicca e Valsecchi più incoscienza. “tutto quello che ci diceva era oro colato” (00:16:39). Ronconi ha consegnato loro un metodo. Scissione tra Sbicca e Valsecchi dopo lo spettacolo Peccato fosse puttana [Prima rappresentazione: Teatro Farnese di Parma, 22 giugno 2003] per gusti e modi diversi di pensare. Metafora del teatro come torta: il costume è un ingrediente. |
00:19:27 – 00:21:09 Il lavoro dietro le quinte e l’esperienza maturata. | MD. Ruoli tra Gianluca Sbicca e Simone Valsecchi. GS. Sbicca e Valsecchi: nessuna imposizione l’uno sull’altro, paritetici. Catapultato nel mondo del teatro, senza conoscere la vita dietro le quinte. Metodologia data da Ronconi plasmabile con tutti. Esperienza maturata: Gianluca Sbicca ha lavorato con la maggior parte dei registi in Italia e all’estero. Seguire il regista. Dubbi del mestiere. La fortuna di aver incontrato Luca Ronconi. |
00:21:09 – 00:27:44 Luca Ronconi nel dietro le quinte. Il costume e l’attore. | AM. Ronconi alle prove: attori ingranaggio di una grande macchina. Quale il comportamento del regista con i costumisti. GS. Le variabili del comportamento di Ronconi: le caratteristiche dell’allestimento, il costume concepito come tassello fondamentale o di completamento dello spettacolo. “Per Ronconi i costumi erano una dolorosa necessità” (00:21:55). Comportamento simile a quello riservato agli attori: “tentando, vedendo, capendo” (00:22:21). Stravolgimento improvviso del progetto iniziale. Il costume non è un abito, ma uno strumento di lavoro, un’idea drammaturgica. Il costume può aiutare l’attore o metterlo in difficoltà. Esempio di scomodità: Il professor Bernhardi [Prima rappresentazione: Teatro Strehler, Milano, 18 gennaio 2005], abiti originali di fine Ottocento, che determinano una diversa postura del corpo e, proprio per questo, Ronconi chiese di poter fare le prove fin dall’inizio con degli abiti simili. Ogni spettacolo è diverso: input del costumista o costumi riadattati. Esempio: Amor nello specchio [Prima rappresentazione: Corso Ercole I d’Este, Ferrara, 6 luglio 2002]. Allestimento nato dal vecchio costume di Dafne dell’Aminta con Delia Boccardo. Rapidità di Ronconi nel cambiare idea sui costumi. Aneddoti legati al costume scenico indossato da Mariangela Melato. |
00:27:44 – 00:29:54 La diversità degli spettacoli di Luca Ronconi. | AM. Agitazione e sottopressione. Com’era l’atteggiamento di Luca Ronconi alla prova generale. GS. Mai colto lo stato d’animo di Ronconi. Mai andato oltre l’infattibile: “Ti chiedeva tutto il possibile, ma mai più del possibile” (0028:25). Lo spettacolo ronconiano non è riconoscibile, ogni allestimento diverso. Evoluzione continua per Gianluca Sbicca: “Da ogni allestimento imparavo qualcosa” (00:29:29). |
00:29:55 – 00:33:15 La creazione del costume. | MD. Quale il procedimento creativo per l’elaborazione dei costumi. GS. Metodo legato al genere di allestimento. Ronconi non amante dei figurini, perché lontani dalla sua idea di partenza. Ricerca iniziale dei costumi: comprandoli o utilizzando il repertorio del teatro. La prova costumi: atmosfera rilassata o atmosfera tesa. A volte, costumi come “oggetti decorativi”, soprattutto negli allestimenti di opera lirica. Metodo elaborato da Gianluca Sbicca: disegnare i costumi direttamente sulle foto degli attori. Le proporzioni immediatamente giuste: difetti fisici da esaltare o mascherare. Ricorda di averlo utilizzato sicuramente per Celestina [Celestina laggiù vicino alle concerie in riva al fiume, da Michel Carneau, prima rappresentazione: Piccolo Teatro, 30 gennaio 2014], Santa Giovanna dei Macelli [prima rappresentazione: 28 febbraio 2012]. |
00:33:16 – 00:38:41 Costumi come oggetti decorativi: Giulio Cesare in Egitto. | AM. e MD. Mostrano alcuni bozzetti (trovati nell’Archivio Luca Ronconi) di Giulio Cesare in Egitto [Prima rappresentazione: Teatro Real, Madrid, 1° novembre 2002]. GS. Figurini postumi (realizzati da Simone Valsecchi). Gli enti lirici richiedevano dei figurini di documentazione. Abiti originali anni Venti. Effetto Hollywood. Epoca legata al Ventennio: allineamento tra Mussolini e Giulio Cesare. Abiti da ‘museo della storia del costume’. Costume funzionale allo spettacolo. Unica opera lirica cui Gianluca Sbicca prese parte. “Maledizione della lirica”: spettacoli cancellati o posticipati. Allestimento depositato al Maggio Musicale Fiorentino, ma mai andare in scena per problemi finanziari: Don Carlo. |
00:38:41 – 00:41:57 Ronconi regista di prosa e Ronconi regista di opera lirica. | AM. Quali le differenze tra Ronconi-regista di opera lirica e Ronconi-regista di prosa. GS. Convivenza di due idee: costume drammaturgico e costume decorativo. Nell’opera lirica: una massa di persone in scena che agisce da scenografia. Non più unico soggetto che si muove nello spazio: i cantanti lirici “diventano lo spazio”. “Visivamente impattanti”. Ronconi non amante dei vestiti clonati: tutti costumi diversi legati da un’idea. Giulio Cesare in Egitto (opera barocca di Handel): niente coro, orchestra parte della scenografia. Modo diverso di lavorare: “In opera lirica, nonostante fosse Ronconi, non è il padrone della baracca. Il padre della baracca rimane sempre il direttore d’orchestra, non aveva tutti i margini che aveva in prosa” (00:40:40). Era più focalizzato. |
00:41:58 – 00:52:03 Il costume legato alla parola e le tute da lavoro in Lehman Trilogy. | MD. Lavorare con Luca Ronconi: adattabilità, malleabilità in itinere. “Ronconi era più orientato alla fisionomia del singolo attore o al personaggio da interpretare?” GS. “Per lui il costume è legato direttamente alla parola. Neanche solo alla fisicità dell’attore, ma a cosa dice in quel momento” (00:43:22). Cortocircuito: costume elaboratissimo non perfetto per tutte le battute. Il costume come un passepartout: base neutra che può essere adattata per tutto l’allestimento. Cambio costume non tanto apprezzato. Esempio plateale: Lehman Trilogy, attori vestiti con tute da lavoro, così da permettere l’excursus narrativo (attenzione non sul corpo attoriale, ma focalizzata sul viso: primissimo piano). Aneddoto legato alla creazione dei costumi per Lehman Trilogy [Prima rappresentazione: Piccolo Teatro, 25 gennaio 2015] |
00:52:04 – 00:58:29 La personalità di Ronconi e lavorare con Ronconi. | AM Com’era lavorare con Ronconi negli ultimi anni. Sei entrato in contatto col Ronconi uomo? GS. “Aveva un modo di lavorare e di vivere che assolutamente non teneva conto di una scadenza ipotetica biologica” (00:52:31). Caratterialmente si era ‘rabbonito’ negli ultimi anni, nonostante le sue tipiche asperità caratteriali. Ogni interazione con Ronconi era un arricchimento, persona poliedrica. Dava il suo meglio con il teatro utilizzando testi non teatrali. |
00:58:30 – 01:04:09 Rapporto costumista-regista nel processo di ideazione e realizzazione dei costumi degli spettacoli di Ronconi. | MD. Libertà concessa ai costumisti da Ronconi. Ricerca storica costumi. Uso di costumi autentici. Progettazione allestimento. GS. Tutto era deciso da Ronconi, fin nei minimi dettagli. Durante ogni allestimento c’era sempre la consapevolezza di aver a che fare con un ‘mostro sacro’ del teatro. Il lavoro preparatorio, nell’ambito dei costumi, iniziava con un incontro con il regista, dove quest’ultimo dava le direttive generali al costumista. Successivamente si produceva un voluminoso dossier, composto di schizzi e soprattutto foto (di dipinti, foto d’epoca, di vestiti d’epoca), per trovare un punto di contatto tra l’idea del regista e l’immaginario del costumista. “Fortunatamente, lo spettacolo teatrale è un organismo vivo, non è ‘musealizzabile’. Può essere documentato, quello sì. Ma è un organismo vivo. Ci sta che durante il corso dell’allestimento tu cambi idea” (01:03:28). |
01:04:10 – 01:10:45 Coordinamento tra Ronconi e i collaboratori artistici. | AM. Coordinamento regista, scenografo, tecnico delle luci, costumista. Lavoro di squadra e competizione dietro le quinte. GS. Comunicazione è fondamentale, soprattutto con scenografo. I light designers solitamente sono gli ultimi ad intervenire nel progetto, l’interazione è meno intensa. Ronconi metteva in competizione gli attori. Ai collaboratori artistici, vincolati alla realizzazione di un oggetto, dava indicazioni nebulose per poter avere sempre l’ultima parola. Tra collaboratori artistici non c’era competizione, ma cameratismo. “Era un grande conoscitore del genere umano” (01:09:25). sapeva come ottenere il risultato finale |
01:10:46 – 01:15:39 Esperienza di Gianluca Sbicca nell’allestimento de Il Candelaio. | AM. Visione foto di scena de Il Candelaio [Prima rappresentazione: Teatro La Fenice, Biennale Teatro, 1 ottobre 1968]. GS. Primo spettacolo fatto con Ronconi, ancora non conoscevamo i codici stilistici del regista. L’idea dell’accatastamento di elementi nella scenografia forse Ronconi la sperimentò per la prima volta nell’allestimento della Cenerentola [Prima rappresentazione: Palafestival Pesaro, 10 agosto 1998], a Pesaro, approccio riproposto a Milano con la Celestina. Ne Il Candelaio riferimento al mondo pasoliniano e all’arte di Caravaggio. |
01:15:40 – 01:21:20 Funzione del colore negli spettacoli di Ronconi e approfondimento costumi di alcuni spettacoli di Ronconi. | MD. Funzione del colore nei costumi in Peccato che fosse puttana, Amor nello specchio e Prometeo incatenato (mostrando alcune foto). GS. Il colore ha una funzione di avvicinamento all’immaginario di Ronconi. Costumi dell’archivio Ferrè utilizzati come materiale di repertorio per realizzare i costumi di Peccato che fosse puttana. Dettagli della creazione costume del personaggio di Ippolita. Approfondimento sui costumi delle oceanine in Prometeo incatenato, che Ronconi ha voluto più neoclassiche che classiche, ritenendo che, agli occhi dello spettatore contemporaneo, dei costumi ottocenteschi siano in grado di evocare un’idea di antichità in modo più efficace, essendo i canoni estetici classici ormai assorbiti dall’immaginario collettivo. Lavoro su tre allestimenti contemporaneamente. |
01:21:21 – 01:24:39 Varietà delle scelte estetiche nella ricerca di Ronconi. | AM Ronconi mai uguale a se stesso nei suoi spettacoli. GS. L’evoluzione del teatro di Ronconi riflette la continua crescita del regista. Ciascun allestimento si adattava a testi di autori sempre diversi. La riconoscibilità è innanzitutto un difetto, prima che un pregio, per un costumista. |
01:24:40 – 01:30:26 Importanza dell’incontro con Ronconi e cambio di prospettiva sul teatro da addetto ai lavori. | AM. “A quale spettacolo di Ronconi avresti voluto lavorare?” Importanza dell’incontro con Ronconi per la carriera di Gianluca Sbicca. Come cambia la prospettiva sul teatro da dietro le quinte. GS. Gli ultimi giorni dell’umanità. Ronconi cambiava idea continuamente, non si preoccupava troppo di essere fedele a se stesso passando da uno spettacolo all’altro. Aneddoto sui primi costumi dell’Orlando per la prima a Spoleto. Ricorda alcuni dei tanti spettacoli memorabili fatti insieme, come Ignorabimus o Infinities. “Non avrei fatto questo lavoro se non lo avessi conosciuto” (01:28:25). Fare il teatro rende più severi nel giudizio sugli spettacoli. |
01:30:27 – 01:34:02 Rapporto tra testo e costumi, considerazioni conclusive. | (01:30:00 – 01:30:20 interruzione) MD. Testo punto di partenza del teatro di Ronconi, anche in relazione ai costumi. GS. Luca Ronconi regista di parola, nonostante fosse un grande scenotecnico. Considerazioni finali degli intervistatori sull’utilità del ciclo di interviste su Luca Ronconi. Lettura della formula di chiusura. Ringraziamenti. |
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- Archivio Teatro di Roma
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Citation
Intervista a Sbicca Gianluca, di Davies Massimiliano e Morganti Arianna, Piattaforma zoom (Roma-Milano), il 17/05/2021 Progetto “la memoria del teatro. Luca Ronconi a Roma”, Collezione ORMT-11r, consultata in URL:< https://patrimoniorale.ormete.net/interview/intervista-a-sbicca-gianluca/ >, (data di accesso).
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