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00:00:00 | Presentazioni |
00:00:58
I primi contatti con il teatro universitario e il percorso di vita di Mario Ghiretti |
Roberta Gandolfi (RG) chiede a Mario Ghiretti (MG) di raccontare brevemente il suo percorso di vita e la sua esperienza con il Centro universitario teatrale (CUT) di Parma.
MG ha dapprima insegnato matematica delle scuole superiori, è uno dei pochi ad aver abbandonato, nel 1980, l’impiego statale, preferendo occuparsi di dispositivi audiovisivi di multiproiezione. Si è appassionato al teatro verso la metà degli anni Sessanta, quando si iscrive all’università ed inizia a frequentare il Teatro Regio. MG ricorda che il Teatro universitario lo interessò molto poiché si trattava di una forma altra e diversa rispetto ad un teatro di prosa che giudicava piuttosto convenzionale – il testimone evoca la figura di Annamaria Guarnieri. MG ricorda, in particolare, di aver partecipato ad un corso di recitazione tenuto da Luigi (Gigi) Dall’Aglio presso il Teatro Pezzani, a Parma, presentando una scena di Plauto. |
00:06:07
L’ingresso nella compagnia del CUT di Parma e la possibilità di viaggiare offerta dal teatro universitario
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Il testimone esordisce come attore nella compagnia del CUT di Parma recitando nell’Ubu Re messo in scena da Bogdan Jerković; racconta alcuni aneddoti sullo spettacolo e la sua parte. Rimarca poi l’attrazione verso la dimensione della vita del teatro universitario “come viaggio”. A tal proposito, l’intervistato ricorda il viaggio in Polonia con l’Ubu Re, a Berlino, e più tardi di essere passati da Praga “quando c’erano i carri armati”. |
00:07:38
Il CUT “spaccato in due” politicamente intorno al ‘68: le discussioni durante i viaggi in corriera, la visione impressionante dei carri armati nei dintorni di Praga
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L’aneddoto del viaggio in corriera per raggiungere il Festival internazionale del teatro di Wroclaw in Polonia offre lo spunto per parlare delle divisioni politiche all’interno del CUT di Parma nella seconda metà degli anni ‘60. Giuseppe “Beppe” Ortalli, ricorda MG, era studente davvero legato al fascismo, poiché figlio di un ex federale e lettore degli scritti di Benito Mussolini. In generale, il CUT era diviso tra una minoranza di destra e gli altri, definiti genericamente “comunisti”. MG ricorda le accese discussioni fra le due ali del CUT che animarono il viaggio in corriera verso Wroclaw, passando attraverso la Cecoslovacchia, e l’improvvisa visione, dall’alto di una collina a 10 km da Praga, di forse 200 carri armati appostati in una valle fuori città. La constatazione dell’imminenza dell’invasione sovietica rese ancora più aspra la discussione. RG interviene cercando di specificare ma si produce un malinteso riguardo alla data dell’invasione sovietica a Praga e allo spettacolo portato a Wroclaw allora dal CUT. |
00:10:34
Ricordo di Roberto Costantini, membro della compagnia appartenente alla sinistra radicale, che si dimise dal CUT per contrasti ideologico/politici |
Altro ricordo riguardo al CUT politicamente diviso: Roberto Costantini, detto “Il poeta”, si dimise dal CUT con una lettera di dissenso perché sosteneva che il CUT non facesse abbastanza “per una rivoluzione possibile”. A quei tempi nel CUT c’era una maggioranza che si riconosceva nell’”ufficialità della sinistra”, qualcuno vicino alla sinistra radicale e qualcun altro alla destra. E si andò avanti per espulsioni e con, molte tensioni interne, poi il clima si pacificò. MG evoca anche i dibattiti intorno alle interpretazioni delle opere di Bertolt Brecht, che facevano emergere in modo pesante le differenze ideologiche in seno al CUT. |
00:12:36
I ricordi più forti degli spettacoli presentati al FITU: Quejío de La Cuadra di Siviglia LISTEN AUDIO |
L’intervistato parla degli spettacoli visti al FITU che più hanno inciso sulla sua formazione. Ha in particolare un vivido ricordo dello spettacolo presentato dall’ensemble La Cuadra di Siviglia, un gruppo composto in buona parte da “mezzi zingari” (esuli del regime franchista, aggiunge TZ) MG ricorda uno degli attori, Salvador Távora e racconta che lo spettacolo Quejío, che si traduce con il termine “lamento”, era straordinario perché ribaltava completamento l’idea stereotipa del flamenco; Quejío era stato premiato al Festival mondial du théâtre universitaire de Nancy. L’azione scenica principale si componeva di personaggi che trascinavano bidoni pieni di massi sul palco. L’intervistato ricorda anche altri divertenti aneddoti sulla vita e le abitudini eccentriche della compagnia. Dice anche che poi li accompagnò per una tourneé in Italia. E MG dice che il teatro La Cuadra esiste ancora, li ha ritrovati a Siviglia dieci anni fa, e nel frattempo hanno vinto molti premi. |
00:17:04
L’interesse verso l’etnomusicologa per un’idea altra del folklore. |
Quejío è stato formativo perché ha permesso di scoprire un’altra idea di folklore. In tal senso, l’intervistato evoca anche il lavoro che aveva avuto modo di condurre alla fine degli anni Sessanta con l’etnomusicologo Roberto Leydi presso le comunità dell’appennino parmense e la lettura dei lavori di Gianni Bosio. |
00:18:02
Altro evento memorabile al FITU: il concerto di Alvin Curran e Io sono un autarchico in anteprima |
MG ricorda poi in modo vivido un concerto-spettacolo che Alvin Curran presentò con il gruppo Musica Elettronica Viva a Monticelli Terme. Subito dopo ricorda anche che Nanni Moretti proiettò al FITU, prima dell’uscita nelle sale, il suo primo lungometraggio Io sono un autarchico. RG chiede perché MG fu colpito dall’esibizione di Alvin Curran. L’intervistato ricorda soprattutto i chilometri di cavi e la sorpresa verso gli esperimenti che questo musicista proponeva; era affascinato dalla possibilità che l’elettricità si trasformasse in frequenze sonore. |
00:22:30
Terzo spettacolo memorabile: dalla Germania dell’Est Lokomotive Kreuzberg |
Durante il festival MG scopre anche la troupe Lokomotive Kreuzberg (DDR) che propone uno spettacolo imperniato sulla lettura verbatim di estratti da quotidiani ma messi in musica. Tommaso Zaccheo (TZ) chiarisce che siamo al 1973, e ad una sua sollecitazione l’intervistato risponde che i contatti con le troupes tedesche erano mantenuti da Walter Le Moli, aiutato da sua moglie [Karin Munck] di origini tedesche, che fu di aiuto anche per invitare Pina Bausch a Parma molti anni dopo. |
00:24:23
La programmazione del FITU oltre la cultura piccolo-borghese e il teatro che si vedeva a Parma |
MG ricostruisce la realtà e la mentalità piccolo-borghese dalla quale egli proviene, caratteristica della città di Parma. La programmazione proposta del FITU portava qualcosa di impensato nel contesto culturale della provincia, una “alternativa sognata” rispetto agli spettacoli che si vedevano a Parma (ad esempio Anna Maria Guarnieri in Giulietta e Romeo). |
00:25:31
Il ricordo del Living e delle sue “diversità” nel clima del Festival |
L’arrivo del Living Theatre al FITU è emblematico di quanto detto sopra. MG ha dei dubbi rispetto allo spettacolo che la compagnia di Beck e Malina portò a Parma, ricorda di aver visto come primo spettacolo del gruppo newyorkese The Brig di Kenneth H. Brown, ricorda la gabbia nella quale si svolge tutta l’azione scenica. RG dice che lo spettacolo del Living portato al FITU risulta però essere l’Antigone, in tournée in Italia nel 1967. MG ricorda gli attori del Living sul palco del Regio, tutti nudi, e l’imbarazzo del critico della «Gazzetta di Parma» che non sapeva come scriverne. Anche l’impatto della composizione multiculturale della troupe americana fu fortissimo, se si considera che solo alla metà degli anni Sessanta il primo studente nero si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Parma. Dice che il suo ruolo nel FITU, minore rispetto ad Alberto Rusconi che ne è stato a lungo il direttore, gli consentiva comunque un accesso privilegiato agli spettacoli e agli artisti. |
00:28:40
Scontri tra comunità straniere a Parma a margine del festival: il FITU talvolta investito da tensioni internazionali |
Più in generale, l’intervistato ricorda che durante i giorni del festival, Parma era attraversata da un “fermento continuo” e ricorda lo scontro che avvenne tra la comunità armena, molto nutrita e molto presente in università (soprattutto a Medicina e Architettura) e la troupe turca che si sarebbe dovuta esibire al FITU. L’università di Parma ospitava anche un buon numero di studenti siriani e, tra questi, MG ricorda Kadid Fathalla che fu membro del CUT di Parma e recitava una parte nello spettacolo Uccellacci e uccellini che Bogdan Jerković aveva immaginato proprio per lui (“un classico arabo da mercato”). |
00:32:41
I dopofestival a Wroclaw |
MG ricorda di essere stato il più giovane tra i membri del CUT della sua generazione insieme a Paolo Bocelli. L’intervistato, poi, evoca l’organizzazione e il contesto del festival universitario polacco di Wroclaw. Era organizzato in un paese comunista che finanziava in modo importante il teatro universitario ma Ghiretti ricorda più volentieri i “dopo-festival”, definiti “esplosivi”, evidentemente tollerati dalle autorità comuniste, animati da un clima di grande vitalità umana e artistica che era estranea alla mentalità rigida imposta dall’ortodossia comunista di un Paese dell’Est-Europa. Il festival polacco permette, soprattutto, la scoperta del teatro di Jerzy Grotowski e di Eugenio Barba, che proponevano delle pratiche artistiche tanto difficili da capire quanto il loro impatto sarà per MG duraturo. |
00:35:49
CUT e FITU come “sistema culturale” parzialmente in conflitto con la borghesia parmense LISTEN AUDIO |
MG definisce, allora, l’opera compiuta dal CUT e dal FITU di Parma “un sistema culturale”, solido anche se non molto apprezzato; la sua solidità si misura anche dal fatto che ci fosse una claque organizzata di spettatori conservatori, che contestavano gli spettacoli più sperimentali |
00:36:57
Verso la fine del FITU con gli “spettacoli volanti” per le campagne del PCI e la transizione da CUT a Compagnia del Collettivo
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L’intervistato ritorna sulle produzioni degli ultimi anni di vita del FITU e i primi della Compagnia del Collettivo. Ricorda che fece delle piccole creazioni insieme a Tiziana “Tania” Rocchetta pensate spesso per sostenere la campagna elettorale del PCI e presentati nei circoli ARCI o nelle osterie della provincia di Parma.
L’intervistato parla, anche su sollecitazione di RG, dello spettacolo Sette storie per l’emancipazione femminile. MG e intervistatori ritornano brevemente sulle varie evoluzioni del nome del CUT-Compagnia del Collettivo tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta. (Le domande degli intervistatori sono talora pressanti e il testimone è inR imbarazzo per alcune sue imprecisioni di memoria). |
00:39:15
Con Donna lombarda a Parigi, e l’incontro con El Teatro Campesino e Bread and Puppet |
Lo spettacolo Donna lombarda, immaginato da Gigi Dall’Aglio a partire da un’idea di MG grazie al suo lavoro con Leydi, ebbe molto successo; era costruito a partire da una storia calcata su un topos comune ad una canzone del repertorio popolare italiano che esiste in varie versioni.
MG ricorda che con questo spettacolo la Compagnia del Collettivo fu invitata al “teatro di Barrault” a Parigi, e si esibì anche alla Sorbona; in questa occasione MG vide gli spettacoli del El Teatro Campesino e del Bread and Puppet Theatre. A partire da una sollecitazione di RG, MG spiega che nello spettacolo Donna lombarda suonava una chitarra, accompagnando un’attrice bolognese chiamata apposta per questa creazione, di nome Negrini. |
00:42:20
MG al centro degli scambi internazionali del CUT e del FITU: i contatti per invitare a Parma anche il Théâtre du Soleil |
RG chiede quale fosse il ruolo dell’intervistato nel FITU. Dai documenti d’archivio, infatti, spicca il suo ruolo organizzativo negli anni Settanta; TZ legge parte della corrispondenza tenuta proprio dall’intervistato con molte realtà internazionali.
MG allora ricorda che per l’edizione del festival del 1973, aveva preso contatto con la troupe del Théâtre du Soleil, assistendo ad un loro spettacolo e incontrando Ariane Mnouchkine alla Cartoucherie de Vincennes. L’auspicato invito al FITU non si concretizza, ma con questa visita a Parigi il CUT/ Compagnia del Collettivo è invitata ad esibirsi in Tunisia con Donna Lombarda; alla tournée parteciperà anche l’assessore alla Cultura del Comune di Parma, il dottor Giuseppe Negri. RG commenta che dunque anche negli anni Settanta gli spettacoli erano importanti in termini di diplomazia culturale. |
00:47:00
La faticosa transizione da CUT a Compagnia del Collettivo a cavallo fra anni Sessanta e Settanta: la questione del nome |
Si ritorna a parlare della transizione dal CUT alla Compagnia del Collettivo e del fatto che per un po’ si mantenne il doppio nome (il testimone non lo ricorda, ma RG insiste facendo riferimento ai documenti). MG dice che perdere il nome di “CUT” è stato faticoso anche quando è stata fondata la Compagnia del Collettivo; era questione di mitologia. “Compagnia del Collettivo” era un nome “socialdemocratico”, commenta MG, accontentava tutti. Flavio Ambrosini, definito “un Roland Barthes di seconda categoria”, ad esempio insisteva per tenere anche la sigla CUT.
Il nome della troupe dovette però evolvere in CUT-Compagnia del Collettivo di Parma alfine di rispecchiare l’ideologia collettivista propria dell’epoca e del modo di operare della troupe negli anni Settanta. |
00:48:41
Il FITU e le compagnie africane o composte da afrodiscendenti negli anni Settanta |
RG e TZ: quali ricordi della troupe composta da attori di origini africane Kaloum Tam-Tam e dalla troupe Ugandese Theatre Limited, che si esibirono al FITU rispettivamente nel 1973 e nel 1974? MG inizia a viaggiare in modo regolare in Africa nel 1973, incontrando forse alcune di queste troupes. Il suo primo viaggio in Africa, nell’allora Congo belga, nella città di Goma, in Nord Kivu, fu realizzato tramite un’agenzia di viaggi francese. L’intervistato venne forse a conoscenza delle troupes indicate dagli intervistatori grazie ad una sua amica di Ginevra, anche lei organizzatrice di teatro. |
00:52:50
La compagnia Kaloum Tam-Tam LISTEN AUDIO |
RG si interroga sul legame tra le ricerche etnomusicologiche di Leydi seguite da MG e questo interesse per l’Africa. Nel corso dello scambio, MG ricorda di aver visto lo spettacolo del gruppo Kaloum Tam-Tam proprio a Parigi insieme ad Alberto Rusconi e di averlo voluto programmare più che altro per il suo valore di testimonianza etnoantropologica (“il suo valore accattivante”, traduce RG) più che per le sue qualità artistiche. |
00:55:15
L’anima transculturale del FITU negli anni Settanta |
TZ condivide l’impressione che l’edizione XIX del FITU del 1973 fosse incentrata su una proposta di compagnie legate e forme di teatro proprie alle classi subalterne o espressione di culture extraeuropee. MG reagisce parlando in particolare dello spettacolo de I Maggi di Costabona, che però propongono una forma di teatro difficilmente apprezzabile se disancorata dal loro territorio di origine, e ricorda Il Teatro dei Pupi di Emanuele Macrì. |
00:57:10
Sensibilità etnoantropologica e e solidarietà mondialista di MG e degli ambienti Collettivo e FITU all’inizio degli anni Settanta |
RG chiede se, più nello specifico e in relazione anche con le edizioni precedenti il 1973, gli organizzatori avessero una sensibilità specificamente anticoloniale. MG spiega che lui e Walter Le Moli erano arrivati a comprare prima degli anni Settanta dei registratori a bobine di grande qualità e professionalità proprio per andare ad effettuare delle ricerche sul campo, spinti da una sensibilità sia etnoantropologica (sulla spinta di Leydi e di Gianni Bosio) che “mondialista”. Inoltre, l’intervistato ricorda le spese che il FITU doveva sostenere per permettere, per esempio, agli studenti greci, che potevano tornare in patria a causa della dittatura, di chiamare le loro famiglie. |
01:00:17
Teatro universitario, solidarietà politica internazionale: a Belgrado contro il franchismo e libertà di satira nei dopofestival |
RG chiede allora di specificare quanto il FITU fosse integrato a delle reti che aiutavano le comunità studentesche legate a paesi sotto dittatura. MG conferma la sensibilità condivisa verso queste problematiche. L’intervistato evoca a questo proposito un aneddoto legato ad una rappresentazione della pièce di Brecht La problematica ascesa del popolo di Or durante la lotta contro i Cur a Belgrado: prima dell’inizio dello spettacolo del CUT, gli studenti spagnoli avevano deciso di sfilare con dei cartelli che denunciavano i crimini di Francisco Franco. Nel contesto di quei festival le autorità tolleravano queste manifestazioni anche dure. MG evoca anche la creazione e distribuzione da parte degli studenti di Zagabria di un numero satirico di «Topolino», da loro prodotto, dove Topolino era un erotomane. Nei dopofestival c’era questa “propensione per allargare il mondo”. |
01:04:20
l’happening di Jean-Jacques Lebel, un’ eresia |
MG ricorda, improvvisamente, l’happening che Lebel organizzò a Parma nel 1966, il lungo serpentone di gente che uscì dal teatro, che definisce quasi “una crociata dei bambini”; lo ricorda come “una completa eresia” rispetto alla rispettabilità piccolo-borghese di Parma |
01:06:50
Gli anni della giovinezza e del teatro |
TZ chiede a MG se abbia dei ricordi anche dello spettacolo e della parata presentata dall’Atelier du Chaudron, o se si ricorda di uno dei membri dell’Unione internazionale dei teatri universitari (UITU) Rudolf (Rudy) Engelander. L’intervistato non ricorda ma coglie l’occasione per ritornare sul suo percorso di vita in quegli anni, segnati dal servizio militare (solo tre mesi) e dall’essere stato uno dei primi in Italia ad aver effettuato il servizio civile (assistenza a un cieco). |
01:11:18
La fine del FITU con l’avvento del consumismo e la professionalizzazione dei circuiti teatrali |
RG chiede all’intervistato di spiegare la particolarità del FITU negli anni Settanta e il suo ruolo nel gruppo che lo dirigeva. Per MG, nel corso dei primi anni Settanta, i cambiamenti culturali nella società italiana hanno portato un “vento di consumismo che [è stato] spiazzante”: gli spettacoli e la programmazione improvvisamente dovevano sottostare ad una logica professionale di produzione e di diffusione estranea alla spontaneità esperienziale che animava i membri del CUT negli anni precedenti. Inoltre, non si sentiva nemmeno più l’esigenza delle avanguardie come fenomeni di rottura rivelatori. |
01:14:49
La “fine del mondialismo” |
MG evoca la “fine del mondialismo”, inteso come un sentimento di condivisione internazionale di problemi globali, come elemento di cambiamento forte. RG chiede allora se questo termine, “mondialismo”, fosse usato da lui stesso all’epoca dei fatti raccontati. L’intervistato spiega che si trattava di un termine usato spesso. |
01:15:20 La collaborazione con le Edizioni missionarie italiane (EMI) per il soggetto di un film con Gigi Dall’Aglio; l’amicizia fra i due |
RG chiede all’intervistato del suo lavoro con le Edizioni Missionarie Italiane. MG spiega che con questa casa editrice ha scritto un libro e girato un film, aiutato anche da Gigi Dall’Aglio, dal titolo L’uomo che cerca parole. È la storia di un uomo che pensa ad un dizionario per una popolazione di analfabeti.
MG si sofferma a spiegare che la sua amicizia con Dall’Aglio era di lungo corso, risalendo alle sue primissime esperienze teatrali, ed è stata duratura anche se non costante. In modo puntuale, però, i due si scambiavano pareri sui rispettivi progetti o lavori, sempre molto schietti e costruttivi. |
01:16:58
Confronto fra il festival di Santarcangelo di Romagna e il FITU. |
RG: lei frequentava anche altri festival, come quello di Santarcangelo? MG ha assistito ad un’edizione sola del festival Santarcangelo dei Teatri–Festival Internazionale del Teatro in Piazza. E l’impressione forte era che fosse la cittadinanza tutta a costruire il festival, come se fosse una vera e propria “proprietà collettiva”, mentre a Parma questo non era possibile. |
01:18:16 Il rapporto difficile tra il Festival e la città di Parma |
Questo, per l’intervistato, era dovuto anche alla modestissima statura intellettuale dei membri del PCI locale di allora e del sindaco di Parma, iscritto al PCI, Vincenzo Baldassi. In fondo, sottolinea MG, la popolazione di Parma non ha mai davvero sopportato il festival, salvo nelle sue manifestazioni più istituzionali e come attività culturale da esibire. Il punto, per l’intervistato, è che Parma non si appropriò mai del FITU né volle farlo. La classe dirigente della città, infatti, riconosceva il FITU come una “cosa dei giovani”, senza dargli in fondo l’importanza che meritava. E, da questo punto di vista, la direzione di Alberto Rusconi, figlio di un primario noto in città e dunque espressione dell’alta borghesia, aiutava il festival ad essere almeno tollerato. |
01:22:17
Il FITU ‘corpo estraneo’ a Parma? |
RG chiede se il FITU fosse in fondo un corpo estraneo rispetto alla città. MG non userebbe proprio questa espressione ma riconosce una certa alterità del festival rispetto all’idea di Cultura propria alla città di Parma in quegli anni. |
01:22:45
Il forte legame con il PCI nazionale |
RG chiede però del legame forte tra il gruppo del CUT degli anni Settanta e il PCI. MG spiega, allora, che c’era una grande differenza tra la dirigenza comunista locale e quella nazionale. Con quest’ultima vi era una grande sintonia perché c’era un’altra sensibilità da parte del PCI nazionale, sintonia coltivata abilmente da Walter Le Moli; con lui MG ricorda una visita alle Botteghe Oscure. |
01:24:43
Conclusioni |
Intervistato, intervistatrice e intervistatore scelgono di concludere la registrazione. |
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Vai alla Scheda Biografica
Interview Duration: 02:00:00
Registration Duration: 01:25:08
Format: mp3
Type: audio
Language: italiano
Subjects:
Original Document Placement:
- ICBSA, Via Caetani 32, 00186, Roma
- Museo Biblioteca dell’Attore, Via del Seminario 10, 16121, Genova
- Dipartimento Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali (DUSIC), Università degli Studi di Parma
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Citation
Intervista a Ghiretti Mario, di Gandolfi Roberta e Zaccheo Tommaso, Parma, il 25/09/2024, Progetto “Il teatro dei festival tra locale e globale (PRIN 2022)”, Collezione Ormete (ORMT-13h), consultata in URL:<https://www.patrimoniorale.ormete.net/interview/intervista-a-ghiretti-mario/>, (data di accesso).
Relation:
- Documenti d’archivio donati da Ghiretti Mario alla Professoressa Gandolfi Roberta, depositati presso il Centro Studi Movimenti di Parma
- Intervista a Rusconi Alberto
- Intervista a Noble Tanith
- Intervista a Curran Alvin
- Dietro le Barricate: Parma 1922. Intervista a Giuseppe Negri
Bibliography:
- Ghiretti Mario, L’ uomo che cerca parole. Un libro e un film che raccontano di Tonino Melis missionario antropologo in Africa, Verona, EMI Editrice Missionaria Italiana, 2009.