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Presentazione del testimone |
S.F. chiede al testimone di presentarsi e raccontare brevemente la sua vita. Lorenzo Aravecchia, nato nel 1953 e originario di Romanoro di Frassinoro, è stato un lavoratore Enel, ora in pensione dal 2011. Si dedica all’azienda di famiglia come coltivatore. |
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La tradizione di famiglia: l’inizio con la Compagnia di Romanoro |
La tradizione del Maggio è per lui una storia di famiglia, che affonda le radici nel lato materno della sua parentela, i Turrini “dei boschi Romanoro”, noti per aver avuto molti maggiarini di talento, a partire dal nonno, un maggiarino celebre che ha cantato dai primi anni Dieci fino al dopoguerra. Durante le guerre e a causa di queste, la Compagnia di Romanoro, alla quale L.A. contribuiva «esternamente», cantava in modo discontinuo, saltando anche interi anni. La compagnia, che includeva anche gli zii, ha continuato a cantare, fermandosi nel 1981. L.A. menziona anche l’insuccesso alla Verna. |
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La Compagnia Val Dolo |
Nel 1985, L.A. fonda la Compagnia Gli Amici del Maggio, riunendo maggiarini di diverse località: di Farneta (fra cui Arnaldo Fontanini, detto Virginio, nonno dell’intervistatrice), di Gova, di Morsiano e di Romanoro, creando in seguito la Compagnia Val Dolo, che canta ogni anno ininterrottamente dal 1987. Gli anni Ottanta sono stati il periodo di massimo splendore, «il boom del Maggio» lo definisce L.A., con un pubblico numeroso e entusiasta come non si è più visto da allora. Menziona il ricordo di domeniche di agosto con cinquecento/seicento persone, addirittura fino a novecento paganti (Maggio a Le Caselle, 1991). Successivamente, l’interesse è calato e la «vecchia guardia» è scomparsa, con sempre meno giovani coinvolti. |
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Il significato culturale del Maggio Differenze fra ieri e oggi |
L.A. sottolinea la perdita della base culturale del Maggio, che una volta era legata alla civiltà contadina, ormai scomparsa, sostituita da una società industriale. Racconta che negli anni Ottanta il pubblico arrivava da lontano, a piedi, si riuniva per mangiare e ascoltare il Maggio tutto il giorno fino a tarda sera, ma oggi l’entusiasmo che c’era quaranta anni fa è svanito proprio perché è venuto a mancare il retroterra culturale che determinava il successo del fenomeno. Ora il maggio è visto come uno spettacolo estivo come tanti altri, anche il pubblico è cambiato, ora insofferente alla lunga durata dello spettacolo. |
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Gli inizi come autore di Maggi drammatici |
S.F. domanda degli inizi della tradizione del Maggio nell’esperienza personale del testimone. L.A. racconta i primi ricordi della Compagnia di Romanoro, negli anni Sessanta. La tradizione del Maggio, per l’autore, è una questione familiare: iniziò da bambino grazie alla madre sarta e si avvicinò al maggio scrivendo i primi testi. Nel 1973, a vent’anni, scrive il maggio di Romolo e Remo, per la Compagnia di Cerredolo, seguito da altri maggi di successo, come Amore e sangue, del 1975, per la Compagnia di Asta, e La mano destra, nel 1984, per i Paladini della Valle di Gazzano. |
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Debutto come regista e legami affettivi nei primi tempi della compagnia Val Dolo |
Il primo settembre 1985 debutta come regista con la nuova compagnia, mentre nel 1987 inizia a collaborare con Viviano Chesi, suo amico di Montebiotto, che da lì in avanti rivestirà il ruolo di suggeritore. L.A. ricorda con affetto i primi anni della compagnia, con momenti di grande allegria e spirito di gruppo. Il clima era diverso, ammette, con Virginio (Arnaldo Fontanini) e Franco Sorbi, «due anime che adesso alla compagnia mancano tantissimo». Sottolinea, ancora una volta, lo spirito e l’entusiasmo che era richiesto al Maggio: «Se ne hai voglia ti diverti e diverti gli altri». |
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Il Maggio come tradizione di famiglia e titoli dei suoi Maggi più celebri |
S.F. chiede cosa ha significato il Maggio nella vita di L.A. Il Maggio è stato per lui vera e propria tradizione di famiglia, derivata dal nonno, dalla nonna e anche dalla madre, la quale da giovane aveva anche cantato. L.A. confessa che aveva uno spiccato interesse nello scrivere quartine e che i suoi Maggi ebbero poi un certo successo. S.F. chiede i Maggi scritti da L.A. I suoi Maggi più celebri includono: Romolo e Remo, del 1973, scritto per la Compagnia di Cerredolo; Amore e sangue, tratto dal film Sepolta Viva, del 1974; La mano destra, del 1984, di totale fantasia; Beniamino, del 1987, una storia ambientata nell’antica Bailonia; e, per ultimo, Ben Hur, scritto a quattro mani con Viviano Chesi, nel 1994. |
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Aneddoti sulla vita di compagnia: cantare in corriera, litigi, emozioni |
S.F. si rivolge alla memoria del maggiarino per rinvenire aneddoti e storie della compagnia. L.A. possiede molti piacevoli ricordi e aneddoti divertenti. Come quello a Moro d’Alba, nel maggio del 1992, dove la pioggia costrinse la compagnia a cantare in un magazzino. Sulla strada di ritorno, L.A. ricorda Arnaldo Fontanini, che soffriva il viaggio in corriera e che allora chiese di sedersi al primo posto per ovviare al malessere. Preso dall’entusiasmo, una volta partiti, con l’accompagnamento alla chitarra di Ruggero Cappelletti, Arnaldo cantò fino a Romanoro nonostante il «mal di corriera». Un altro aneddoto raccontato da L.A. è quello delle prove per l’esibizione del Maggio Ulisse, di Francesco Chiarabini, riscritto e semplificato da L.A.. Durate le prove a Morsiano, il 4 di agosto, c’era una scena di duello tra Ulisse e Irò. Mentre Guido (Bondi) e Walter duellavano, uno dei due cadde spintonato dall’altro e allora cominciarono a litigare a tal punto che non si potette fare il maggio. Tanti ricordi informa L.A., ma più di tutto il ricordo della compagnia coesa. «Non si canta più di 38 anni se non si va d’accordo». Per finire un breve aneddoto di quando la compagnia cantò a Farneta e il piccolo Riccardo Fontanini, nipote di Arnaldo Fontanini, che doveva cantare la parte di un bambino nel Maggio La mano destra, si emozionò tanto che alla fine non disse niente. |
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Ricordo di Arnaldo Fontanini, la grandezza canora e recitativa. |
L.A. celebra il talento di Arnaldo Fontanini, ricordando la sua esibizione in Miedo. Sostiene che era una parte difficile con novanta quartine di battaglia dall’inizio alla fine e ricorda il successo di questo Maggio per la compagnia. Il talento di Fontanini, sostiene L.A., stava proprio nella sua capacità di spaziare tra personaggi quali Miedo, il selvaggio per antonomasia, una specie di scimpanzé feroce, a Elezaro, il sacerdote di Beniamino, dalla calma serafica. «Quando cantava era impagabile, ti spiegava le cose e aveva una grande capacità di passare da un personaggio buono a uno cattivo.». Come maggiarino, Arnaldo Fontanini, ha cantato fino al 2017. L.A. insiste poi, ancora una volta, sulla passione indescrivibile per il Maggio che si aveva all’epoca e afferma che l’entusiasmo è finito poiché non c’è stato il ricambio generazionale. |
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Storia e tipologia dei Maggi |
S.F. chiede informazioni circa le modalità di scelta dei Maggi drammatici ogni anno. La scelta dei Maggi, spiega L.A., viene fatta in base ai maggiarini a disposizione e alle caratteristiche di ciascuno di essi. L.A. Accenna all’«ultimo Maggio della sua vita», ambientato nel 1600 in Toscana ai tempi della Santa Inquisizione, che spera riuscirà a terminare per l’ultima domenica di luglio, in vista del Maggio a Morsiano. L.A. ci dà poi una breve lezione della storia del fenomeno teatrale e musicale: spiega infatti che il Maggio fino agli anni Venti si basava sulla tradizione religiosa, c’erano Maggi come La Passione di Gesù Cristo e della Santa Croce. Successivamente al Maggio di Barbarossa, cantato a Romanoro nel 1920, subentrò l’epopea Carolingia con i Maggi cavallereschi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale invece arrivarono i Maggi drammatici emiliani, che sono quelli che sopravvivono oggi. L.A. conclude affermando che, al di là delle tematiche, il difficile sta nel fare qualcosa di non banale e che piaccia alla gente. |
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Trasmettere il Maggio alle nuove generazioni, di padre in figlio |
L.A. racconta di aver trasmesso la passione per il Maggio ai suoi due figli e a suo nipote, anch’essi maggiarini. Ci informa del loro viaggio a Derby, in Inghilterra, in un contesto di canti cavallereschi in cui hanno portato la tradizione del maggio. |
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Trasferte della Compagnia Val Dolo, la ricezione del pubblico |
S.F. chiede di spostamenti fuori dall’Emilia Romagna. L.A. informa che la Compagnia Val Dolo si è esibita nelle Marche, a Moro d’Alba e a Jesi. Continua ricordando le trasferte in Toscana, a Firenze, a Siena e nei paesini vicino, Monticchiello e Val d’Orcia. Ricorda che quando andarono a Firenze, all’Università, con Giulietta e Romeo, il pubblico degli insegnanti chiese loro il copione per seguire quartina per quartina. L.A. informa infatti di un tipo di pubblico che voleva il copione e che applaudiva solo a fine esibizione e non durante. Afferma che difatti durante le trasferte l’incognita più grande era sempre quella del pubblico, che poteva avere culture teatrali diverse. L.A. conclude poi con un breve discorso, sempre sul pubblico, circa l’interesse e il disinteresse degli spettatori, affermando che l’indifferenza del pubblico era deleteria per la compagnia, la quale ovviamente preferiva vedere davanti a sé sempre un pubblico numeroso ed entusiasta. |
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Citation
Intervista a Aravecchia Lorenzo Liberto, di Fontanini Silvia, Farneta (MO), il 17/01/2023, Progetto “I Maggi drammatici: la Compagnia Val Dolo”, Collezione Ormete (ORMT-16b), consultata in URL:< https://patrimoniorale.ormete.net/interview/intervista-a-aravecchia-lorenzo-liberto/ >, (data di accesso).
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