De Bosio Gianfranco
Verona – 16 settembre 1924
- Professione: Regista teatrale
- Attualmente: Direttore dell’Istituto Internazione per l’Opera della Poesia di Verona, fondato dall’UNESCO nel 1995; insegnante di recitazione alla Scuola del Piccolo di Milano dalla fine degli anni ’90
Gianfranco De Bosio nasce a Verona il 16 settembre 1924. Durante la Resistenza fu un esponente di spicco della lotta contro il nazifascismo e fu uno dei componenti del CLN provinciale. Ha iniziato la sua attività presso il Teatro dell’Università di Padova, legando sin dal 1953 il proprio nome alla riscoperta del Ruzante e alla presentazione delle sue opere in edizioni filologicamente attendibili.
Determinante è la conoscenza e la collaborazione con Ludovico Zorzi. Nel 1950 rappresenta per la prima volta La Moscheta, nel dialetto originale, con Giulio Bosetti (scene di Miscia Scandella, testo critico di Ludovico Zorzi); nel 1956 la rappresenta al Festival di Venezia con Cesco Baseggio, Elsa Vazzoler, G. Bosetti, Antonio Battistella e Gino Cavalieri. Nel 1958 assume la direzione del Teatro stabile di Torino, affiancato da Nuccio Messina; nel 1960 riprende ancora La Moscheta, con una memorabile interpretazione di Franco Parenti, che dirigerà, ottenendo il medesimo risultato, in I Dialoghi del Ruzante (1965) e La Betia (1969). Nel momento in cui realizza I Dialoghi esce per la prima volta in Italia, presso Einaudi, l’opera completa di Ruzante; contemporaneamente, I Dialoghi sono invitati a rappresentare l’Italia al festival del Théâtre des Nations. A Torino dirige ancora Franco Parenti in La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht (1961) e realizza anche testi d’impegno civile e politico, come Le mani sporche di Sartre (1964) e Se questo è un uomo di Levi (1966).
Al Teatro Verdi (Trieste) nel 1964 cura la regia di La Périchole con Ugo Savarese e nel 1969 di Der Freischütz con Virginia Zeani e Nicola Rossi-Lemeni.
Nel 1968 assume la sovrintendenza dell’ente lirico della città di Verona (1968-69; 1993-98), dove promuove un vasto rinnovamento, chiamando all’Arena registi come Vilar, Squarzina e Ronconi.
Pur continuando il suo lavoro nella lirica – allestisce Romeo e Giulietta (Gounod), nel 1977; L’anello dei Nibelunghi di Wagner e numerose opere di Verdi, tra le quali due significative messinscene dell’Aida, tra cui la rievocazione del 1913 (diciassette edizioni), portata anche in trasferta in Svizzera, in Germania, a Vienna, Tokyo ed Israele; nel 1979 è la volta di Mefistofele di Arrigo Boito e nel 1982 dell’Otello di Verdi; nel 1987 cura La traviata e nel 1991 Nabucco, riproposto per cinque stagioni – non abbandona mai l’approfondimento del teatro ruzantiano, di cui è il regista princeps, ma lavora anche su Goldoni – Le donne gelose (1985), Le donne de casa soa (1986), Le baruffe chiozzotte (1988), La bottega del caffè (1989) – e su Molière – L’avaro con G. Bosetti (1992). Particolarmente significativo anche l’incontro con l’opera di Svevo, evidenziato dal memorabile allestimento di Un marito con Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice (1983, adattamento di Tullio Kezich). Definito per molti anni «regista ruzantiano per eccellenza», De Bosio è riuscito ad allargare la sua ricerca non solo ai classici, ma anche a opere novecentesche, soprattutto nei dieci anni trascorsi allo Stabile di Torino.
Ha diretto tre film: Il terrorista (1963), La Betìa ovvero in amore, per ogni gaudenza, ci vuole sofferenza (1971) e Mosè (1974).
Ha diretto ancora Il diario di Anna Frank (1991), Il bugiardo e La bottega del caffè di Goldoni (1993). Nel 2011, 2012 e 2013 riprende le due regie di Aida e Nabucco.