00.00 | Presentazione |
00:01:11 | 1968 inizio dell’attività del Gruppoteatro con il progetto di portare in scena Garcia Lorca. In particolare la produzione teatrale più popolare, due brevi atti unici. Incontro con Benedetti e Servadei. Accordo definito. Scandalo per uno spettacolo con un nudo o quasi il Beat viene chiuso e il debutto viene rimandato. Claudio Remondi li ospita al teatro del Leopardo. |
00:04:48 | Progetto di un nuovo spettacolo: Re Nudo di Evgenij Lʹvovič Švarc. Prende forma quel tipo di teatro di ricerca che intendeva essere un teatro con sfondo sociale. |
00.06.15 | Esperienze come il Beat erano rare. Il timore di un certo pubblico ad andare al teatro ufficiale. Attenzione ai giovani. Teatro di ricerca attento all’aspetto sociale. |
00.08.43 | Necessità di fare un discorso moderno sull’attore: allora l’attore era solo voce e si aveva poca cura per l’espressività del corpo. Scelta di autori contemporanei. Già il Re nudo affronta una problematica politica e sociale importante per i tempi. |
00.12.55 | Re nudo in scena nel dicembre del 1968. Studenti dell’Accademia dell’Arte Drammatica appena occupata vennero allo spettacolo. Il costumista e scenografo del Re nudo Ugo Sterpini. Pittore legato al surrealismo. Conosciuto durante uno spettacolo di teatro-cabaret L’Armadio qualche anno prima. Lunga collaborazione. Inventò un costume fatto di foglie di gomma piuma: costumi non realistici, simili ai giochi che si fanno tagliando la carta da bambini. Descrizione del programma di sala realizzato da Ugo Sterpini. Elia Jezzi ha collaborato come fonico anche con Carmelo Bene. |
00.18.48 | Presente fra il pubblico Vito Pandolfi. Direttore in quegli anni del Teatro Stabile di Roma (gli fu suggerito da Giancarlo Sammartano, allora aiuto regista al teatro Stabile). Pandolfi mi propose per uno spettacolo prodotto dallo Stabile, regia di Valverde. Protagonista Giancarlo Tedeschi. Mentre ero in prova al Teatro stabile, elaboravo il Woyzeck come regista. Il Re Nudo non poteva girare facilmente, con 16 attori. Fatto al Beat 72 e replicato una sola volta in un circolo dell’Arci. Riunisce una compagnia per iniziare la preparazione allo spettacolo, una sorta di laboratorio. |
00.23.30 | Necessità di una preparazione tecnica per la preparazione del Woyzeck. Appariva come un grande spettacolo di burattini. Influenzato da un allora frequentatore del Beat: Otello Sarzi. Legame forte con il grande burattinaio Sarzi. Attori grandi burattini: gli attori recitavano visibili dalla vita in su. Ugo Sterpini fece le maschere e i costumi. |
00:26:40 | Partecipo alla prima rassegna di ricerca a Nettuno organizzata dal Beat 72. Poi ci fu quella realizzata dal Teatro Stabile dell’Aquila, la prima grande rassegna di teatro di avanguardia. |
00.28.50 | Una sera si presentò un signore ben vestito (Mario Faticoni, uno dei fondatori della Coop Teatro di Sardegna) che li invita a Cagliari a una rassegna di Teatro di ricerca. A dicembre del 1969 a Cagliari con il Woyzeck. Denuncia alla magistratura di Cagliari: per vilipendio alla religione e incitamento alla lotta di classe. L’Arci e il Partito comunista gli danno potenti avvocati. Tutto risolto in una bolla di sapone, senza motivo a procedere. Fu un periodo di caccia alle streghe. |
00.38.30 | Quando allora presentavi uno spettacolo c’erano i critici di tutti i giornali. Nel 1970 riprendono le repliche del Woyzeck. La futura Cooperativa Teatro di Sardegna si lega al gruppo di Mazzoni. |
00.43.00. | Il pubblico. Teatro che nella forma e nei contenuti voleva intercettare un ampio pubblico. Sempre una buona risposta. Il coinvolgimento arriverà a volte anche in forme esasperate di scontro sugli argomenti proposti. |
00.47.21 | Gruppo Teatro (fino al 77) era costituito da Marco Attanasio, Spartaco Bucchali, Marella Conforti, Sergio Domma, Graziella di Prospero, Mario Gigantini, Andrea Bianchi |
00.49.15 | Bertolt Brecht gli anni della lotta. Teatro politico. Uso delle maschere. Brecht come autore-maestro. Altro maestro: Mejerchol’d, Oltre al Beat lo spettacolo venne portato in tutto il meridione soprattutto in Sicilia. Di qui comincia una grande partecipazione del pubblico quasi esasperata. Dibattito che segue lo spettacolo. Gli spettatori avevano capito e attualizzavano. Venivano alla luce i problemi reali del luogo. A volte nei paesi il copione doveva essere consegnato prima al commissariato locale. |
00.56.36 | Un episodio particolare. Un poliziotto interviene dopo avere sentito la frase di Brecht: «La polizia spara perché ha paura». Un secondo episodio a Barcellona pozzo di gotto in Sicilia. Si presenta un uomo del pubblico con un gruppetto di giovani fascisti. Intimidazione. Poi misero una bomba nell’associazione che ci aveva invitato. |
01.00.38 | La Compagnia di Cagliari m’ invita a mettere in scena l’Eccezione e la regola e La bottega del pane. La seconda non era mai stata rappresentata perché ne deteneva i diritti Strehler che li cedette solo perché gli fu garantito che lo spettacolo non avrebbe avuto repliche fuori dalla Sardegna. Attori di formazione piuttosto tradizionale. Molti erano attori radiofonici. Mi sposai con un’attrice della compagnia Clara Murtas. |
01.04.24 | Clara Murtas venne a Roma. Uno dei primi lavori fu Cappelli e berretti. Nasce un interesse per il meridione. Autrice di teatro ci propone un lavoro sul brigantaggio. Ma il testo era lontano dal mio teatro. Incontro con Dario Fo. Fo ci racconta una storia dei Cappelli e berretti ambientata in Sicilia. Inizia una ricerca sul brigantaggio. |
01.09.49 | Qualche mese di ricerca e poi montaggio di frammenti intorno al brigantaggio. Canzoni popolari, spesso anonime. Così sono stati ‘resuscitati personaggi del mondo di allora (anonimi o meno). Una controstoria del brigantaggio meridionale. Una riflessione sull’Unità d’Italia. Malumore dei paesi meridionali post-unità. Sotto il fenomeno del brigantaggio c’era una complessità di problemi che riguardano quel periodo storico non risolto per l’Italia. |
01.16.11 | Lo spettacolo Cappelli e berretti, dopo la prima al Beat, gira per due anni nel Sud d’Italia. Reazioni interessantissime. In un intervento molto animato (un’invettiva nei confronti del potere locale), uno spettatore urlò la frase «Noi siamo la bassa macelleria!». Di qui il titolo per lo spettacolo successivo. Spettacolo principalmente musicale, una controstoria della storia d’Italia, attraverso le canzoni popolari e sociali. Collaborazione di Giovanna Marini e di Sandro Portelli. |
01:20:45 | Cappelli e berretti come teatro popolare. Fotografie, commentate. Uso delle ombre cinesi in scena per esprimere i personaggi negativi. Gianfranco Mazzoni è il cantastorie. Ugo Sterpino autore dei cartelli in scena. |
01:23:15 | Moretti offre uno spazio per portare il suo Maximum. Con lo spettacolo Discorso sul Vietnam cerchiamo uno spazio più grande,con un numero ampio di persone coinvolte. Descrizione dello spazio del Beat che risulta piccolo. Ricerca di teatri con palcoscenici più ampi. |
01:25:25 | L’esperienza come spettatore al Beat. Ricordi di persone. Giuliano Vasilicò. Talvolta facevamo anche il servizio di cassa. Raf Vallone venne a vedere il Woyzeck. Amicizia con Luciano Meldolesi, il cui gruppo, come il Gruppoteatro, diviene Cooperativa proprio in quegli anni. |
01:28:30 | Otello Sarzi, come un maestro. La fissità nel guardare. L’ «atteggiamento» della teoria di Brecht sull’attore. Woyzeck come esperienza di teatro espressionistico in forma popolare |
1:32:00 | Spettacoli musicali di Settimelli. Attenzione alle forme di teatro e musica popolare. Giancarlo Sepe. Dopo un’esperienza di teatro non ancora professionale arriva al Beat dove propone un teatro musicale moderno. Un affiatamento con Luciano Meldolesi. Intenso collegamento al Teatro Centocelle. |
01:39:51 | Collaborazione con Graziella Di Prospero, attrice, cantante, ricercatrice di musica popolare. Ultima collaborazione negli anni ottanta per uno spettacolo sul Carnevale romano. Collaborazione con Vittorio Gelmetti, anche per la Crociata dei bambini. |
01:45:00 | Recital su Majakovskij è il primo lavoro di Carmelo Bene, a cui ho assistito. Ultimo spettacolo visto di Bene: Pinocchio. |
01:50:00 | Inizio dei dubbi rispetto a certe forme di ricerca dell’avanguardia a Roma. Allora venni contattato da il gruppo Sardo. Romano Ruju che muore giovane, autore di Su connottu, costruito sull’ispirazione di Cappelli e berretti.La prima dello spettacolo a Nuoro nel 1975. Enorme successo. Di qui un rapporto stretto con la Cooperativa Teatro di Sardegna. Il teatro in tutte le piazze della Sardegna dove tutto il paese veniva a vedere lo spettacolo. Poi con Parliamo di miniera la storia del movimento operario delle miniere. Interviste ai minatori. Un terzo spettacolo, il Carrasegare Nuova bellissima esperienza. Ritorno a Roma nel 1978-79. Dove riprendo l’attività con il GruppoTeatro. |
01: 59:53 | Conclusione. |
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Interview Duration: Registration Duration: Format: mp3Type: AudioLanguage: ItalianoSubjects: Original Document Placement: ICBSA, Via Caetani 32, 00186, Roma Museo Biblioteca dell’Attore, Via del Seminario 10, 16121, Genova Usage and Rights: La Borsa di Arlecchino di Genova Galleria fotografica Materiali Bibliography: Doplichr, F. Quadri, F.
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Citation:
Relation:Intervista a Mazzoni Gian Franco, di Oliva Giada, Roma, il 03/08/2012, Progetto “Beat 72”, Collezione Ormete (ORMT-02h) – consultata in URL:<https://patrimoniorale.ormete.net/intervista-a-mazzoni-gian-franco/>, (data di accesso).
- 1974 Dobbiamo fare un teatro leggibile, Intervista con Gian Franco Mazzoni, «Sipario», luglio, p. 36
- 1977 L’avanguardia teatrale in Italia, Einaudi, Torino, II, pp. 637-39