Intervista a Lipani Giuseppe

ORMT-07FEc

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La scoperta del CTU
Scoprii il Centro Teatrale Universitario nel 2005, quando vinsi il concorso di dottorato presso l’ateneo ferrarese; in un primo momento assistei come spettatore incuriosito agli spettacoli messi in scena dal gruppo, tra i quali ricordo Rapsodia in nero e Lisistrata.
05.10.00
Il primo laboratorio
Il primo spettacolo in cui andai in scena, invece, fu Le donne all’assemblea, esito del laboratorio annuale tenuto dall’Associazione Balamòs nel 2007. A questo percorso permanente il CTU affianca da sempre un laboratorio intensivo, tenuto di volta in volta da artisti vari, della durata di qualche mese. Quell’anno fu condotto da Vanda Monaco, artista e intellettuale dal grande carisma che scelse come tema laboratoriale “I luoghi liquidi in Shakespeare”. Lavorammo su frammenti di memoria, su un’archeologia dei ricordi legata al Bardo. Trovai più interessante il training e il percorso svolto che l’esito spettacolare prodotto alla fine.
00.10.42
Il training
Nel 2008 il tema fu scelto da noi allievi che ci orientammo verso Le Troiane di Euripide, forse anche perché il gruppo era composto prevalentemente da ragazze. La prima fase del laboratorio era incentrata sul training corporeo e la respirazione, parte un po’ noiosa ma fondamentale, a cui seguiva quella più divertente di improvvisazione che conduceva alla fase finale di montaggio drammaturgico. La partecipazione allo spettacolo non è mai obbligatoria, lo studente può anche solo partecipare al laboratorio.
La mia prima esperienza risultò essere positiva grazie alla diversità dei due maestri che incontrai: la Monaco, che univa l’attività attoriale alla riflessione intellettuale, e Traitsis, che usò il testo di Euripide solo come scheletro, concentrandosi più sul corpo.
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Lo scopo e le attività del CTU

Lo scopo del CTU dovrebbe essere non la produzione di spettacoli ma l’offerta di esperienze varie, momenti pedagogici e di apertura. Personalmente, da studioso, non sarei mai arrivato a fare il teatro, se non mi fossi imbattuto nel centro teatrale universitario.
Il laboratorio “Linguaggi attoriali” resta l’offerta formativa di base offerta ogni anno dal centro, da ottobre a giugno; ad essa, a seconda del budget e delle disponibilità dei collaboratori, si affianca un percorso intensivo ai quali nei vari anni parteciparono diversi artisti; oltre a Vanda Monaco diverse edizioni furono tenute da Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Con loro, i Diabloques, lavorammo su Brecht, con lo spettacolo Cannoni e bombe, e su frammenti pirandelliani, il cui esito si intitolò Novelle in nero. Durante un’edizione partecipò anche il Laboratorio di Altamira, con un lavoro sui Finzi-Contini, il regista fu Pierangelo Pompa, attuale collaboratore di Eugenio Barba.
00.22.07
Raccontare attraverso il teatro
Daniele Seragnoli nel 2006 scelse di lavorare su una silloge poetica di Enrico Testa, dedicata alla strage del 2 agosto 1980 di Bologna, prima messa in scena in forma di reading e poi, ripresa per più edizioni, sotto forma di spettacolo. In dignitas fu messo in scena anche presso la stazione bolognese, luogo dell’attentato.
Accanto alla mia partecipazione come allievo ho sempre adempiuto alle funzioni amministrative di segreteria.
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Il consolidamento del gruppo
Come allievo che si è cimentato ogni anno partendo da zero posso raccontare come imparai, assieme al gruppetto di colleghi che fedelmente aveva partecipato a più edizioni, la cifra stilistica e le dinamiche di insegnamento del mio maestro. Michalis suggeriva, forse in quanto non di madrelingua italiana, in modo molto fisico e la crescita dell’allievo risiedeva anche nello sviluppo dell’intuizione e conoscenza del maestro. A volte, prima che lui dicesse qualcosa, io lo avevo già intuito e aiutavo così i nuovi arrivati a orientarsi verso quanto richiesto.
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Teatro in carcere
Uno degli spettacoli che più mi piacque montare fu lo spettacolo Eldorado, ispirato dall’omonimo romanzo di Laurent Gaudé, ambientato in Sicilia, sul tema delle navi che trasportano migranti economici. Io recitai nelle vesti del personaggio principale, il comandante, ma in realtà non c’erano protagonisti, il lavoro era corale e nel laboratorio si evitava di alimentare dinamiche di narcisismo attoriale.
La prima volta che portammo lo spettacolo in carcere fu per una nostra replica, in seguito decidemmo di metterlo in scena con gli allievi-detenuti che partecipavano al laboratorio di Michalis. L’incontro tra allievi universitari e allievi detenuti, una costante dei progetti del CTU, era un’esperienza forte di incontro con l’Altro. Un lavoro costruito separatamente per mesi veniva assemblato insieme, con la stessa intenzionalità e intensità da parte dei due gruppi, in sole sei ore, poco prima dello spettacolo finale.
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Il gruppo
Sebbene provenienti da esperienze di vita incomparabili durante quell’incontro ci si riconosceva, si viveva quell’esperienza predicata da Ugo da San Vittore della (ars) theatrica, quel riportare l’uomo a una felicità primigenia attraverso il fare teatro, in una dimensione capace di ricostruire sia la propria identità che una dimensione comunitaria “sana”. Si assisteva alla formazione di un gruppo stella, il gruppo liminale identificato da Victor Turner il cui processo di formazione è in grado di incidere sulla propria soggettività.
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Teatro come pedagogia
Man mano che la mia esperienza presso il CTU si fece più intensa, mi sentii sempre più responsabile della collaborazione che il centro, in qualità di partner scientifico, attuava nei progetti di teatro in carcere condotti da Balamòs. Per questo iniziai a collaborare con Michalis in laboratori indipendenti dall’attività universitaria.
L’esperienza più significativa fu nel 2011, presso il carcere femminile di Venezia, luogo in cui Michalis teneva da anni dei laboratori teatrali. Negli incontri settimanali ero io l’estraneo, unico uomo e membro esterno del gruppo precostituito ma ciò nonostante l’avere un obiettivo concreto, organico e formale -lo spettacolo- costituì il collante fondamentale di quell’esperienza. Sono convinto che ci si debba concentrare sulla componente teatrale e performativa per ottenere concrete ricadute a livello sociale in determinati contesti. Il teatro è lo strumento pedagogico che consente di crescere insieme agli Altri.
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Interview Duration:
  • 02:00:00
  • Registration Duration:
  • 01:13:34
  • Format: Wav
    Type: Audio
    Language: Italiano
    Subjects:
    Original Document Placement:
  • ICBSA, Via Caetani 32, 00186, Roma
  • Museo Biblioteca dell’Attore, Via del Seminario 10, 16121, Genova
  • Centro Teatrale Universitario, Università di Ferrara – Dipartimento di Studi Umanistici, Via Paradiso 12, 44121 Ferrara
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    Citation:

    Intervista a Lipani Giuseppe di Fuoco Ester, Ferrara, il 26/07/2018, Progetto “La memoria dei teatri universitari in Italia (PRIN 2015. Per-formare il sociale)”, Collezione ORMETE (ORMT-07FEc) – consultata in URL:<https://patrimoniorale.ormete.net/en/interview/intervista-a-lipani-giuseppe/>, (data di accesso).

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